Il
mondo decostruito
La mostra dal titolo”
Deconstructivist Architecture” aperta a New York nel 1988 segna una tappa
importante verso il processo di rinnovamento dell’Architettura e della cultura in genere per approdare alla
consapevolezza della interdipendenza delle cose e delle persone. Il suo
successo è legato in particolare all’invenzione del nome “ decostruzione”. Il
termine pur richiamando l’accezione filosofica
di Derrida, da essa si differenzia perché non destabilizza il vecchio
ma ne cambia il significato. Molte sono
le personalità affermate che sono volte verso una direzione dinamica e
frammentata, fortemente anti classica, come Hadid, Eisenman, o come i Gruppi
californiani di base a Miami o l’europeo Gunther Behnisch, autore delle
strutture delle Olimpiadi del 1972 a Monaco. Per comprendere il perché del
rinnovamento Bisogna considerare il
contesto storico di riferimento e
tracciare, quindi, il profilo del rinnovamento. I cambiamenti storico politici
epocali a cui si assiste negli anni ottanta,
e che conducono allo smantellamento del sistema politico- economico,
sociale e culturale del mondo, segnano
una svolta importante nell’Architettura con Libeskind e il Museo Ebraico di Berlino, con uno schema
folle e nuovo, in cui il museo si trasforma in una linea spezzata e obliqua sul
suolo, che prima è compressa e poi si slancia verso l’infinito. Il visitatore
scende, sale, si immerge e linee diagonali rivelano la luce. L’Architettura
dunque “ comunica”. Infatti è in questo momento storico ,1980, che Toffler
pubblica “ Terza ondata” intendendo con essa la fase della informazione
dopo quelle del possesso della terra e quella dell’industria, dimostrando come
essa abbia ormai un ruolo determinante nella economia e nella società odierna. Come
l’informazione è valore aggiunto di ogni bene, l’Architettura nei primi anni
del 900 ha il suo valore nel fatto che si stacca dal suo funzionamento e si
realizza in una forma che informa. In tale senso si distingue l’opera di
Libeskind ed Hall. Nell’opera Kiasma, Hall , con richiamo a Bergson ,realizza
flussi che si incrociano come nervi e 2 corpi intersecanti, da cui nasce
l’Architettura. Negli anni ’90 cioè del
post-industriale, della società dell’informazione sono centrali due questioni: l’utilizzo delle
aree dismesse per la delocalizzazione industriale e la nuova consapevolezza
dell’architettura dei problemi dell’ambiente e delle modalità per il
riequilibrio del rapporto con la natura. Questo porta al ribaltamento del
concetto di “ Zoning” e si persegue invece quello della “ mixitè”, ovvero
dell’intreccio delle funzioni, degli usi. Renzo Piano propone l’idea di città
“anti-zoning”. Le città entrano in competizione per creare strutture che facciano economia, attraggano visitatori,
offrendo terziario, spazi per cultura, tempo libero. Nella Spagna rinata e
vitae dopo il franchismo, Bohigas riconquista il rapporto mare-città,
delocalizzando o smantellando aree dismesse , ma con l’autostrada a monte
mostra un nuovo modo di trattare il verde, e la possibilità di osmosi tra struttura
viaria e la città. L’Architettura , però in quegli anni deve affrontare il problema del rapporto con
il clima, la luce, la socialità, l’ambiente, ma anche la crescita futura e come
dare presenza d’arte. Interessante, quindi, è l’opera di Calatrava, che
riscopre la scultura e il rapporto con l’Architettura. A differenza degli
architetti dell’”higt-tech dell’epoca, che esaltano la tecnologia, usa
materiali tradizionali ma assemblati con una ricerca plastica mutuata dal suo essere scultore. Il tema
nuovo è il movimento delle strutture che si piegano o danno l’idea di moto. A
questo proposito è anche l’opera di Koolhaas , la “Casa Floriac” a Bordeaux,per
un cliente con handicap, dove è parte della casa che si deve muovere, con il
solaio che si alza ed abbassa. Sempre negli anni ’90 emergono Nouvel (Fondazione
Cartier, Parigi) e Herzog e De Meuran (Cabina di manovre ferroviarie), il cui
pensiero, quello del primo volto al superamento delle teorie di Wittgenstein e
cioè realizzato nell’uso illusionistico della trasparenza e del secondo che
pone l’accento degli strati che la superficie degli edifici nasconde e che si
può scoprire producendo una riflessione. L’Architettura attraversata dal già
esistente è realizzata da Tschumi ( Centro Le Fresnay) che usa il “ Layering”,
progetto in più strati, ciascuno autonomo, con la tecnica del montaggio
cinematografico, utilizzando tutti gli spazi e aggiungendone di nuovi, creando
relazioni tra vecchio e nuovo, tra interno ed esterno, tra passato industriale
e presente elettronico. Eisenman sviluppa il movimento, usando per primo il
“Blurring”, lo “sfocamento” , mutuando il dinamismo di Balla e Deuchamp, nella
“ Casa guardiola a Cadice, dove imitando il moto delle onde sulla sabbia
disegna la casa sul moto ondulatorio di una L. Tale idea diventa un processo
generativo che dà vita allo “Scaling”,
lo spazio tra le cose. Nella Facoltà di architettura di Cincinnati si applica
il “ blurring” sia al vecchio che al nuovo, creando un moto ondulatorio doppio.
L’Architettura così rivela la potenza coerente con i mezzi potenti che ci sono
nella fine del 900.Altro progetto importante è il Rebstock Park supera la
frattura , la discontinuità con la continuità, ideando il terreno “tessuto”,
con il risultato di linee ondeggianti ma anche variabili che creano ambienti
ricchi di strutturate eccezioni, usando gli stessi mezzi ma in modo diverso:
alle griglie ortogonali usate dal tessuto sostituisce griglie diverse/ maglia larga, fitta,
mistilinea).La qualità aggiunta è la cultura dell’architetto. Gehry usa lo
spazio sistema. La sua architettura si
caratterizza dall’insieme di due arti: la scena teatrale e il movimento degli
attori volumi che sembrano parlare e muoversi; ne è esempio la Biblioteca di
Hollywood nata in quartiere degradato. La scena teatrale simmetrica è la grande navata centrale, ai
lati le due ali di lettura; l’esterno pacato intonaco bianco, l’interno
dominato dalla luce, con la “tecnica del
dividere”, sostituita poi da quella dello “ scontrarsi” nel Museo della
Vitra in Germania. In Museo Guggenheim di Bilbao e Concert Disney Hall di Los
Angeles c’è l’esaltazione delle superfici curve e traiettorie che si inarcano. Il
museo di Bilbao , importantissima opera di fine XX secolo, è in area degradata;
la idea principale è la “concatenazione dei corpi”. Sono presenti temi dinamici
futuristi nel concetto di traiettoria; assurge a simbolo come la cattedrale ed
assume valenza sociale come punto condensatore;
formativo perché attira il
visitatore. Gerhy così riconduce il
centro città alla periferia e l’architettura diventa “ Urbanscope”, cioè il
fatto urbano. Con il museo di Bilbao si passa, dunque dallo spazio organo, cioè
che si conforma rispetto alla funzione, allo spazio sistema, in cui la creazione
di un edificio si basa su considerazioni “indipendenti”, dove ogni elemento è
ottimizzato indipendentemente, permettendo libertà creativa, mentre all’inizio
secolo si tendeva alla serialità. Tornando, dunque, alla Mostra del
Decostruttivismo e all’opera di Gunter Behnisch, bisogna considerare
l’importante sua opera, esempio di architettura decostruttivista, il Research
Institute di Stoccarda. Behnisch sfruttò
la possibilità, utilizzando per la fabbrica contenitori per le camere di
laboratorio, di esplorare le modalità di utilizzo di elementi prefabbricati in
maniera poco ortodossa, un collage di elementi che sembrano galleggiare in un
libero equilibrio spaziale. L’elemento più stravagante formale è un tubo di
acciaio rosso che irrompe da nord terra dell’edificio e attraversa la sala fino
alla vetrata sud; In tal modo movimenta
un ambiente canonicamente strutturalmente statico, rappresentando invece la sua
anima che tende a trovare negli esperimenti la novità, trasmettendo
l’eccitazione del lavoro innovativo. Anche restaurato, l’edificio mantiene
intatta la sua unicità.
Si possono esprimere alcune
osservazioni.
Le Corbusier nel suo “
Pensare l’Urbanistica” affermava negli anni 20
che “ il vecchio” bisognava mantenerlo se ancora funzionale, altrimenti
doveva essere eliminato. In fine anni 80 il vecchio viene invece rinnovato nel
suo significato, riutilizzato con nuovi e sorprendenti risultati. Ne sono
esempio il riutilizzo di aree dismesse e manufatti preesistenti come nel
caso di Tschumi con il suo Centro Le
Fresnay, dove con la tecnica del “layering” crea le relazioni tra vecchio e
nuovo. La seconda considerazione riguarda l’uso del “movimento” che individua
proprio l’anima dell’era moderna dominata dal senso della dinamicità e della
velocità. Inoltre si potrebbe
configurare , per l’Architettura, un duplice aspetto da rilevare e cioè che
mentre essa da una parte si libera e si
svincola dalle strettoie della serialità per trovare strade che la slanciano
verso risultati simbolici e di pura arte allineandosi o ispirandosi al
Futurismo, alla pittura e scultura, alla filosofia ( Bergson, Derida,
Wittengenstein) , ricomponendo così il
dissidio che nel 900 aveva contrapposto materia e spirito, dall’altra sembra
meno sensibile all’aspetto sociale. Infine,
il recupero dell’ambiente e della natura, l’antizoning assolvono
ai problemi più urgenti del nostro tempo e cioè l’iintegrazione.
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