domenica 22 aprile 2012


Il mondo decostruito

La mostra dal titolo” Deconstructivist Architecture” aperta a New York nel 1988 segna una tappa importante verso il processo di rinnovamento dell’Architettura  e della cultura in genere per approdare alla consapevolezza della interdipendenza delle cose e delle persone. Il suo successo è legato in particolare all’invenzione del nome “ decostruzione”. Il termine pur richiamando l’accezione filosofica  di Derrida, da essa si differenzia perché non destabilizza il vecchio ma  ne cambia il significato. Molte sono le personalità affermate che sono volte verso una direzione dinamica e frammentata, fortemente anti classica, come Hadid, Eisenman, o come i Gruppi californiani di base a Miami o l’europeo Gunther Behnisch, autore delle strutture delle Olimpiadi del 1972 a Monaco. Per comprendere il perché del rinnovamento  Bisogna considerare il contesto storico di riferimento  e tracciare, quindi, il profilo del rinnovamento. I cambiamenti storico politici epocali a cui si assiste negli anni ottanta,  e che conducono allo smantellamento del sistema politico- economico, sociale e culturale del mondo,  segnano una svolta importante nell’Architettura con Libeskind  e il Museo Ebraico di Berlino, con uno schema folle e nuovo, in cui il museo si trasforma in una linea spezzata e obliqua sul suolo, che prima è compressa e poi si slancia verso l’infinito. Il visitatore scende, sale, si immerge e linee diagonali rivelano la luce. L’Architettura dunque “ comunica”. Infatti è in questo momento storico ,1980, che Toffler pubblica “ Terza ondata”   intendendo con essa la fase della informazione dopo quelle del possesso della terra e quella dell’industria, dimostrando come essa abbia ormai un ruolo determinante nella economia e nella società odierna. Come l’informazione è valore aggiunto di ogni bene, l’Architettura nei primi anni del 900 ha il suo valore nel fatto che si stacca dal suo funzionamento e si realizza in una forma che informa. In tale senso si distingue l’opera di Libeskind ed Hall. Nell’opera Kiasma, Hall , con richiamo a Bergson ,realizza flussi che si incrociano come nervi e 2 corpi intersecanti, da cui nasce l’Architettura. Negli anni ’90  cioè del post-industriale, della società dell’informazione  sono centrali due questioni: l’utilizzo delle aree dismesse per la delocalizzazione industriale e la nuova consapevolezza dell’architettura dei problemi dell’ambiente e delle modalità per il riequilibrio del rapporto con la natura. Questo porta al ribaltamento del concetto di “ Zoning” e si persegue invece quello della “ mixitè”, ovvero dell’intreccio delle funzioni, degli usi. Renzo Piano propone l’idea di città “anti-zoning”. Le città entrano in competizione per creare strutture  che facciano economia, attraggano visitatori, offrendo terziario, spazi per cultura, tempo libero. Nella Spagna rinata e vitae dopo il franchismo, Bohigas riconquista il rapporto mare-città, delocalizzando o smantellando aree dismesse , ma con l’autostrada a  monte  mostra un nuovo modo di trattare il verde,  e la possibilità di osmosi tra struttura viaria e la città. L’Architettura , però in quegli anni  deve affrontare il problema del rapporto con il clima, la luce, la socialità, l’ambiente, ma anche la crescita futura e come dare presenza d’arte. Interessante, quindi, è l’opera di Calatrava, che riscopre la scultura e il rapporto con l’Architettura. A differenza degli architetti dell’”higt-tech dell’epoca, che esaltano la tecnologia, usa materiali tradizionali ma assemblati con una ricerca plastica  mutuata dal suo essere scultore. Il tema nuovo è il movimento delle strutture che si piegano o danno l’idea di moto. A questo proposito è anche l’opera di Koolhaas , la “Casa Floriac” a Bordeaux,per un cliente con handicap, dove è parte della casa che si deve muovere, con il solaio che si alza ed abbassa. Sempre negli anni ’90 emergono Nouvel (Fondazione Cartier, Parigi) e Herzog e De Meuran (Cabina di manovre ferroviarie), il cui pensiero, quello del primo volto al superamento delle teorie di Wittgenstein e cioè realizzato nell’uso illusionistico della trasparenza e del secondo che pone l’accento degli strati che la superficie degli edifici nasconde e che si può scoprire producendo una riflessione. L’Architettura attraversata dal già esistente è realizzata da Tschumi ( Centro Le Fresnay) che usa il “ Layering”, progetto in più strati, ciascuno autonomo, con la tecnica del montaggio cinematografico, utilizzando tutti gli spazi e aggiungendone di nuovi, creando relazioni tra vecchio e nuovo, tra interno ed esterno, tra passato industriale e presente elettronico. Eisenman sviluppa il movimento, usando per primo il “Blurring”, lo “sfocamento” , mutuando il dinamismo di Balla e Deuchamp, nella “ Casa guardiola a Cadice, dove imitando il moto delle onde sulla sabbia disegna la casa sul moto ondulatorio di una L. Tale idea diventa un processo generativo  che dà vita allo “Scaling”, lo spazio tra le cose. Nella Facoltà di architettura di Cincinnati si applica il “ blurring” sia al vecchio che al nuovo, creando un moto ondulatorio doppio. L’Architettura così rivela la potenza coerente con i mezzi potenti che ci sono nella fine del 900.Altro progetto importante è il Rebstock Park supera la frattura , la discontinuità con la continuità, ideando il terreno “tessuto”, con il risultato di linee ondeggianti ma anche variabili che creano ambienti ricchi di strutturate eccezioni, usando gli stessi mezzi ma in modo diverso: alle griglie ortogonali usate dal tessuto sostituisce  griglie diverse/ maglia larga, fitta, mistilinea).La qualità aggiunta è la cultura dell’architetto. Gehry usa lo spazio sistema. La sua architettura  si caratterizza dall’insieme di due arti: la scena teatrale e il movimento degli attori volumi che sembrano parlare e muoversi; ne è esempio la Biblioteca di Hollywood nata in quartiere degradato. La scena teatrale  simmetrica è la grande navata centrale, ai lati le due ali di lettura; l’esterno pacato intonaco bianco, l’interno dominato dalla luce, con la “tecnica del  dividere”, sostituita poi da quella dello “ scontrarsi” nel Museo della Vitra in Germania. In Museo Guggenheim di Bilbao e Concert Disney Hall di Los Angeles c’è l’esaltazione delle superfici curve e traiettorie che si inarcano. Il museo di Bilbao , importantissima opera di fine XX secolo, è in area degradata; la idea principale è la “concatenazione dei corpi”. Sono presenti temi dinamici futuristi nel concetto di traiettoria; assurge a simbolo come la cattedrale ed assume valenza sociale come punto condensatore;  formativo  perché attira il visitatore. Gerhy  così riconduce il centro città alla periferia e l’architettura diventa “ Urbanscope”, cioè il fatto urbano. Con il museo di Bilbao si passa, dunque dallo spazio organo, cioè che si conforma rispetto alla funzione, allo spazio sistema, in cui la creazione di un edificio si basa su considerazioni “indipendenti”, dove ogni elemento è ottimizzato indipendentemente, permettendo libertà creativa, mentre all’inizio secolo si tendeva alla serialità. Tornando, dunque, alla Mostra del Decostruttivismo e all’opera di Gunter Behnisch, bisogna considerare l’importante sua opera, esempio di architettura decostruttivista, il Research Institute di Stoccarda.  Behnisch sfruttò la possibilità, utilizzando per la fabbrica contenitori per le camere di laboratorio, di esplorare le modalità di utilizzo di elementi prefabbricati in maniera poco ortodossa, un collage di elementi che sembrano galleggiare in un libero equilibrio spaziale. L’elemento più stravagante formale è un tubo di acciaio rosso che irrompe da nord terra dell’edificio e attraversa la sala fino alla vetrata sud; In tal modo  movimenta un ambiente canonicamente strutturalmente statico, rappresentando invece la sua anima che tende a trovare negli esperimenti la novità, trasmettendo l’eccitazione del lavoro innovativo. Anche restaurato, l’edificio mantiene intatta la sua unicità.

Si possono esprimere alcune osservazioni.

Le Corbusier nel suo “ Pensare l’Urbanistica” affermava negli anni 20  che “ il vecchio” bisognava mantenerlo se ancora funzionale, altrimenti doveva essere eliminato. In fine anni 80 il vecchio viene invece rinnovato nel suo significato, riutilizzato con nuovi e sorprendenti risultati. Ne sono esempio il riutilizzo di aree dismesse e manufatti preesistenti come nel caso  di Tschumi con il suo Centro Le Fresnay, dove con la tecnica del “layering” crea le relazioni tra vecchio e nuovo. La seconda considerazione riguarda l’uso del “movimento” che individua proprio l’anima dell’era  moderna  dominata dal senso della dinamicità e della velocità. Inoltre  si potrebbe configurare , per l’Architettura, un duplice aspetto da rilevare e cioè che mentre essa da una parte  si libera e si svincola dalle strettoie della serialità per trovare strade che la slanciano verso risultati simbolici e di pura arte allineandosi o ispirandosi al Futurismo, alla pittura e scultura, alla filosofia ( Bergson, Derida, Wittengenstein) ,  ricomponendo così il dissidio che nel 900 aveva contrapposto materia e spirito, dall’altra sembra meno sensibile all’aspetto sociale.  Infine,   il recupero dell’ambiente e della natura, l’antizoning  assolvono  ai problemi più urgenti del nostro tempo e cioè l’iintegrazione.

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